C’è un negozio storico in centro a Rimini, Coin, un appuntamento caro a me e alle compagne di scuola, quando, alle superiori, si usciva prima perché mancava un professore. Tra i reparti impossibili da evitare ce n’erano soprattutto due, quello dei trucchi e quello dei cappelli. Quest’ultimo era il mio preferito, perchè lo trovavo parecchio divertente: del resto, una pallavolista poteva prediligere solo outfit sportivi e in quanto a trucco, a 17 anni, cercava, al massimo, un lucidalabbra. La mia Nico, che ha sempre avuto buon gusto, mi trascinava allora al reparto cappelli e lì iniziava il nostro gioco, tra una prova e l’altra, indossando, sognanti, cappelli con velette, trasportate dal nostro entusiasmo in Gran Bretagna, ad Ascot, immaginando di essere belle ed eleganti come Lady Diana.
Li provavamo davvero tutti, fino a quando una commessa si avvicinava con uno sguardo abbastanza eloquente da farci spostare all’altro reparto. A falda larga o stretta, modello Borsalino o coppola… alla Nico stava bene davvero tutto. Io, invece, prendevo la cosa poco seriamente e giuravo che mai avrei acquistato un cappello perché nello specchio vedevo riflesso solo il mio bel “nasino”, con quella piccola protuberanza causata da un incidente a scuola, che a me allora sembrava essere una vistosa incrinatura.
Oggi le cose sono cambiate, da Coin ritorno raramente, sempre con la Nico, quando riusciamo a concederci una piccola pausa insieme. E mi capita anche di entrarci indossando già un cappello. Perché diventando grandi si diventa un po’ più sagge … e si è disposte ad accogliere l’invito del Generale Inverno a coprirsi un po’ di più. Così ho lasciato da parte le mie paturnie adolescenziali, abbracciato l’atteggiamento positivo che mi guidava alla scoperta del modello giusto per il mio viso e finalmente, dopo tante prove più serie, ho trovato il mio fedelissimo amico. E’ in feltro, modello bombetta, dalle linee più tonde e gentili, a falda media, in un colore tra il grigio e il tortora che esalta i miei occhi e si dimentica della “gobbettina sul nasino”. Ed è proprio bravo in questo, è persino in grado di strapparmi un sorriso quando mi guardo allo specchio.
Immagino, a questo punto, che delle mie memorie ne abbiate davvero abbastanza e per premiare la vostra pazienza, ho deciso di condividere le mie pillole di saggezza, nella speranza che anche voi possiate considerare il cappello un valido amico nelle fredde giornate invernali.
Il cappello perfetto per ogni viso
Il cappello deve appoggiarsi in maniera perfetta sulla testa e in generale vale l’equazione che alla persona minuta corrisponde il cappello di piccole dimensioni, alla persona alta sta meglio il modello ampio. A questa prima regola segue quella che determina il modello di cappello più adatto al nostro viso, quella di cui avrete già sentito parlare nel post dedicato alla scelta degli occhiali e cioè la necessità di creare proporzioni ed armonia, grazie alla scelta dell’accessorio. I visi rotondi devono quindi evitare cappelli a base circolare, come quelli a campana o le cloche e scegliere invece modelli Fedora o Borsalino, con falda abbastanza larga che crea dei giochi di luce e ombra sul volto, in grado di affilare i tratti facciali.
Al contrario, i visi magri, rischiano di scomparire sotto ad una falda troppo ampia e dovrebbero quindi optare per cappelli con falde medie o strette che rendono il volto più dolce e meno spigoloso. Se poi il volto è squadrato, la base rotonda e la cupola piena rappresentano un’ottima scelta, la falda media e diseguale regala armonia alle linee diritte. I visi allungati dovrebbero scegliere modelli che regalano volume: i cappelli a base rotonda e con falda larga sono perfetti su questo tipo di viso, mentre quelli con la cupola piena sono da evitare.
Per i volti a forma di triangolo rovesciato le migliori alternative sono i Borsalino a falda media: se indossato in modo obliquo è davvero ideale.
Ancora una volta, chi ha il viso ovale può permettersi ogni modello e provarne tanti, fino a quando non troverà quello che più le piace!
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